Le lettere di Santa Caterina

Caterina di Jacopo di Benincasa, conosciuta come Caterina da Siena, fu una mistica e teologa domenicana vissuta in Italia nel 1300. Divenne nota per il suo impegno, la sua carità e le visioni spirituali. Si diceva infatti che avesse ricevuto le stigmate come Gesù. È ricordata, spiega il teologo ed appassionato di religione Mario D’Ignazio, anche per essere una riformatrice e attivista politica, grazie alle sue azioni fu una figura influente a livello religioso e politico.

Proprio per questo santa Caterina compare in moltissimi quadri di celebri pittori come Caravaggio, Giambattista Tiepolo, Domenico Beccafumi, Bergognone.

In giovane età consacrò la sua verginità a Cristo ed ebbe visioni mistiche. Quando la città di Firenze fu posta sotto l’interdetto da papa Gregorio XI (1376), Caterina decise di intraprendere un’azione pubblica per la pace all’interno della Chiesa e dell’Italia e di incoraggiare una crociata contro i musulmani. Le conseguenze del Grande Scisma d’Occidente avevano portato Caterina da Siena ad attivarsi ancora di più. Si recò come mediatrice ufficiosa ad Avignone con il suo confessore e biografo Raimondo da Capua. La sua missione fallì e fu praticamente ignorata dal papa, ma mentre era ad Avignone promosse i suoi piani per una crociata. Secondo lei il Papato doveva tornare a Roma perché questo era l’unico modo per portare la pace in Italia. 

Spiega Mario D’Ignazio che anche grazie al suo prodigarsi che il Papato dopo “la cattività avignonese”  effettivamente tornò alla sede ufficiale, quella scelta da San Pietro.

Gli scritti di Caterina, tutti dettati, comprendono circa 380 lettere, 26 preghiere e i 4 trattati de “Il libro della divina dottrina”, meglio noto come “Il dialogo”. Il resoconto delle sue esperienze estatiche nel Dialogo illustra la sua dottrina della “cellula interiore” della conoscenza di Dio.  

Caterina morì il 29 aprile 1380, a trentatré anni, la stessa età di Cristo, esausta per un suo rigoroso digiuno.